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Cena tra amici (Le prénom)

Commedia in due atti di Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière

Le Prénom è una commedia del 2010 di Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière da cui è stato tratto un film di grande successo in Francia e Belgio e che in Italia è uscito nelle sale con il titolo “Cena tra amici”. Sempre in Italia nel 2015 Francesca Archibugi e Francesca Piccolo ne hanno realizzato un adattamento italiano dal titolo “Il nome del figlio” con protagonisti Alessandro Gassman, Micaela Ramazzotti (entrambi vincitori del Nastro d’Argento per l’interpretazione), Valeria Golino, Luigi Lo Cascio e Rocco Papaleo.
La commedia originale è stata in sala al teatro Edouard VII di Parigi per 243 serate consecutive riscuotendo quindi un successo clamoroso.

Si tratta di una pièce divertente, tenera e cattiva insieme, sull’argomento preferito dalla commedia: il leggendario regolamento dei conti in famiglia. Durante una cena, appunto, di famiglia, uno degli ospiti annuncia che lui e la moglie hanno deciso di chiamare il loro figlio non ancora nato “Adolphe”, omaggiando il protagonista di un celebre romanzo francese (Adolphe di Benjamin Constant), mentre tutti gli altri presenti pensano subito ad Adolf Hitler. Ne nasce una discussione sul peso della scelta dei nomi e sull’influenza e i condizionamenti della storia, che si allarga, incontrollata, fino a discutere l’integrità stessa dei rapporti di amicizia e famigliari. Praticamente da una critica alla scelta di un nome per il nascituro, si passa a regolare i conti che il passato aveva lasciato in sospeso.
Cinque personaggi, una cena in casa, una situazione apparentemente tranquilla e quasi banale, sfocia ben presto in una discussione accesa, fatta di dialoghi taglienti, corrosivi che cambiano il colore della serata verso tonalità amare e ciniche e che mettono alla prova la saldezza di legami vecchi quanto sacri. Si ride per qualche battuta sagace, ma soprattutto si ride un po’ amaro.

Testo dal ritmo serrato, si svolge in due atti ambientati in un soggiorno di una casa borghese. Nel primo avviene la discussione sul nome, nel secondo si passa a rivangare le antiche storie di famiglia fino ad un finale sorprendente e rivelatore. Il nome del nascituro quindi, pian piano, diventa un dettaglio, si trasforma in semplice miccia che da fuoco a cariche esplosive che erano nascoste da anni nelle pieghe di relazioni un po’ stanche. Tra i tanti piani che si intrecciano, c’è spazio per la diatriba tra un intellettuale dichiaratamente antifascista che lascia ogni incombenza domestica e genitoriale alla moglie, oramai prossima allo sfinimento.

Gli ingredienti base per una commedia divertente ci sono tutti. C’è il casus belli, c’è il passato che è sempre ingombrante, ci sono tensioni non risolte tra tutti e cinque i protagonisti e che deflagrano una alla volta in un susseguirsi di detonazioni che sembrano sconquassare tutto per lasciare dietro di sé solo macerie. Ma è di una commedia che parliamo, e dunque quel passato nel quale si sono costruite ombre e incomprensioni, nel quale si sono accumulati malesseri e rimpianti è lo stesso nel quale si è costruita la famiglia, nel quale ognuno ha sempre potuto trovare gli strumenti e la forza di andare avanti.

Ogni singolo personaggio emana una potente energia, e la storia accompagna lo spettatore in una serie di diatribe moderne nascoste tra le pieghe del quotidiano rendendo la vicenda esportabilissima, al punto che, come detto, ne è stata tratta una versione per il cinema italiano, più orientata a mostrare un insopportabile manierismo della sinistra nostrana messo in grande difficoltà da una ormai dilagante cultura qualunquista e ormai priva dei punti di riferimento classici e, pertanto, difficilmente permeabile alla critica mossa le armi ormai spuntate della lotta politica degli anni passati.

Il protagonista, Vincent, piccolo imprenditore di successo, si presenta a cena dalla sorella e dal cognato con una incontenibile esuberanza che mette subito in difficoltà e sulla difensiva tutti i presenti, andandone a mettere in discussione i valori intoccabili di sempre e trovando, soprattutto nel cognato Pierre un bersaglio facile e reattivo. Uomo colto ma deluso, Pierre ha sposato Elisabeth, sacrificandone le ambizioni e relegandola quasi ineluttabilmente al ruolo di madre e di moglie casalinga che ha nell’amico musicista Claude (quasi un fratello adottivo) il miglior confidente.

Come in ogni commedia che si rispetti c’è una figura continuamente evocata, una specie di personaggio in contumacia, Francoise, la madre di Elisabeth e Vincent, da sempre centro di gravità della famiglia, che, suo malgrado, riprenderà questo suo ruolo pur se non presente.

L’unico personaggio che non condivide quel passato comune è la moglie del protagonista, Anna, che porta in grembo il bimbo per il cui nome si accendono le liti e che in un certo senso fa suo lo sguardo del pubblico, lo incarna, uno sguardo carico di amore per il padre del proprio figlio, di rabbia per come si comportano tuti, ma anche uno sguardo ammirato per quel legame potente, che riesce a far scivolare via le urla e le offese come fosse una impenetrabile armatura. Ammirazione che forse è anche un po’ invidia. Ma questo dipende dal vissuto e dalle esperienze di ognuno di noi. Come sempre.

Cena tra amici (Le Prénom) di Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière

Personaggi: 5 (3 uomini e una donna)

Ambientazione: Soggiorno di un appartamento borghese

Atti: 2

G.P.