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Tutta colpa di un gelido inverno

Intervista a Luciano Bosi, attore e regista teatrale, tra i fondatori del Laboratorio Teatrale “Lorenzo” e quindi tra i padri putativi di “E’ Tutta Scena!” APS, importante realtà dell’associazionismo teatrale romano

Luciano Bosi, classe 1948, livornese di nascita, romano di adozione e juventino di fede, per i primi 48 anni della sua vita non ha manifestato alcun interesse per il teatro. Figlio di Luigi, rappresentante di legnami e di Bianca Maria, casalinga, padre di Eleonora, ha avuto da sempre una grande passione per l’altra arte recitativa, il cinema, al punto da investire denaro in una multiproprietà a Venezia per aver modo di seguire da vicino il Festival del Cinema della Laguna e vedere quasi ogni film in concorso.

Diplomato in Fisica Nucleare (!), una carriera nell’informatica i cui primi 20 anni in Olivetti ed il resto in importanti realtà romane, ha, curiosamente, scoperto il teatro proprio grazie al cinema.

Quello di Kenneth Branagh è un piccolo capolavoro in bianco e nero e un grande atto d’amore verso il teatro: è il dietro-le-quinte dell’allestimento di un Amleto in modo amatoriale ma con velleità professionali, messo in scena, in “cooperativa”, da attori disoccupati che, con tipico british humour, mostrano tutta la miseria e la ricchezza dei loro caratteri e delle loro scadute ambizioni ma che riescono ad entrare sempre più nei personaggi grazie alla magia del palcoscenico ed alla ancor maggiore magia del testo shakespeariano oltre che del portato di esperienze di ognuno. In effetti un film che fa innamorare di un certo modo di fare teatro.

Il San Pio V oggi si chiama teatro Aurelio. Ha una sala da 200 spettatori e un centro culturale annesso molto attivo. All’epoca era parte della parrocchia adiacente.

Faceva una media di un paio di spettacoli l’anno, tra i quali Vetri Rotti di Arthur Miller, La locandiera di Goldoni, adattamenti di Moby Dick e di La Casa di Bernarda Alba con l’amico Daniele Gagliardi, La strana coppia di Neil Simon.

Nel 2006, insieme all’amico autore, regista e attore Mario Mosso, raccogliendo l’idea del giovanissimo Lorenzo Antonioli, decise di mettere la sua esperienza al servizio di una associazione ludica di cui faceva parte e che gestiva un gioco di ruolo online chiamato eXtremelot. L’associazione era “La Compagnia del Granducato” e lui e Mario Mosso misero in piedi il Laboratorio Teatrale “Lorenzo” (dedicato alla memoria proprio di Lorenzo Antonioli, scomparso a 19 anni prima di poter vedere concretizzata la sua idea). Il Laboratorio teneva le sue lezioni dapprima in un seminterrato di Via La Spezia a Roma.

Da allievo della prima ora posso affermare che Luciano e Mario hanno approcci non sempre identici al teatro. Luciano è un situazionista convinto, per il quale la recitazione si può si insegnare, ma deve poggiare su una seppur minima predisposizione. Per Mario non esiste nessuno di cui si possa dire che “non è portato”. La recitazione ha a che fare con emozioni e sentimenti e quelli li proviamo tutti. La tecnica si può insegnare a chiunque.

Da Via La Spezia il Laboratorio “Lorenzo” si trasferì prima in una libreria (il lunedì dopo l’orario di chiusura) e poi finalmente nel teatro di una scuola elementare del rione Monteverde.

Il sodalizio con Mario Mosso l’ha portato a recitare in molte delle sue commedie come “Ti presento Giulio”, “Tanto tempo fa, più o meno a Natale” e tante altre.

In questi suoi 25 anni di teatro non ha mai fatto due volte lo stesso personaggio. Dopo Gremio, spasimante di Bianca ne “La bisbetica domata di Shakespeare”, ha vestito i panni di Henry in “Nel bel mezzo di un gelido inverno” di Kenneth Branagh, Eumeo nel “Capitano Ulisse” di Savinio, il Conte di Albafiorita ne “La locandiera” di Goldoni. Ha recitato o curato la regia di quasi 50 testi diversi preferendo quelli capaci di far ridere sulle sfide della vita di tutti i giorni ma non disdegnando i classici del teatro di sempre.

Altro personaggio cui è molto legato è Ulisse da “Qualcosa rimane” di Giorgio Pompei. È un padre che cerca di rispondere all’improvviso nichilismo del figlio, di cui non capisce la causa e di cui non condivide le conclusioni.

In quasi 50 spettacoli gli è capitato di tutto.

E il prossimo personaggio?

G.P.